La sua triste storia…
Ogni anno ricorre la festa degli innamorati, nel giorno di San Valentino. È una tradizione che venne diffusa dai benedettini, i primi custodi della basilica dedicata a San Valentino da Interama a Terni. Nato in una famiglia patrizia nel 273 in provincia di Roma, il patrono degli innamorati e protettore degli epilettici fu convertito al Cristianesimo e consacrato vescovo di Terni a soli 21 anni. Trascorse la sua vita praticando opere di evangelizzazione e nonostante fu invitato dall’imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire lo stesso al Cristianesimo. Claudio II lo graziò dall’esecuzione capitale affidandolo ad una nobile famiglia. Valentino, però, venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L’impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell’imperatore Aureliano. Tuttavia, tante sono le leggende che ruotano intorno a questa importante figura cristiana, diversi aneddoti della sua vita. Si racconta ad esempio che Valentino, graziato ed “affidato” ad una nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo “carceriere”: quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole: «…dal tuo Valentino…». Un’altra, di origine statunitense, narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. Un’altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di colombi che si scambiavano dolci gesti d’affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell’espressione piccioncini. Secondo un altro racconto ancora, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l’unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della sua amata morente e gli chiese di non essere mai più separato da lei: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopo di che morirono entrambi. Ergo, una verità sembra difficile tracciarla, ma Valentino continuerà comunque a rappresentare, anche per i secoli a venire, l’emblema dell’amore.
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