Il 2 febbraio è il giorno per eccellenza in cui i monopolitani si dedicano a disfare il presepe.
Un’antica ed ultracentenaria tradizione, che si rinnova ancora in pochissime famiglie.
Ma il giorno della Candelòra, in città, è anche quello che svela se “u lïón s’ha fàtte â sàrce” (il leone si è fatto le scorte di fascina di legname, perché pensa ad un lungo inverno) ovvero se l’invernata si allungherà o meno con l’arrivo del freddo per i successivi quaranta giorni ed altrettante notti.
L’antico detto in rigoroso dialetto monopolitano fa fede ad un altro noto proverbio che recita “Per la santa Candelora O che nevichi o che plora, Dell’inverno siamo fuora; S’egli è sole o solicello, Siamo ancora a mezzo il verno”; è strettamente connesso al giorno della Candelòra – in cui si benedicono le candele – che cade nella festa della Purificazione di Maria Vergine, avvenuta quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, e nella festa della Presentazione di Gesù al tempio.
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