Il profondo legame tra Monopoli e la sua Protettrice: la Madonna della Madia

La leggenda sulla venuta del 16 dicembre 1117

Due volte l’anno, Monopoli è prossima a rivivere uno degli appuntamenti religiosi più importanti e particolarmente sentiti: la tradizionale rievocazione del prodigioso approdo – in versione invernale – nella suggestiva cornice offerta da Cala Batteria della Madonna della Madia (Protettrice della città), che rappresenta un punto fermo nella vita dei ferventi fedeli monopolitani avendo, in diverse occasioni, protetto la città come sarebbe avvenuto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.La sua prodigiosa venuta risale al 1117, anno in cui si stava provvedendo ad ultimare la costruzione dell’antica cattedrale romanica, iniziata nel 1107 per volere del Vescovo Romualdo su un’area considerata sacra da circa 4.500 anni per la presenza di un cimitero cristiano alto-medievale costituito da diverse tombe risalenti al VII-IX secolo d.C.  e, di una necropoli pagana costituita da due tombe messapiche del V-IV secolo a.C., una a camera ed un’altra a semicamera, all’interno della quale – durante i lavori di scavo nei locali adibiti a cinema e oratorio effettuati nel 1986 grazie ad un cospicuo finanziamento – fu ritrovata una rara “trozzella” in bronzo, vaso messapico utilizzato per attingere l’acqua dai pozzi e su cui, oltretutto, avvenne la costruzione di un tempio pagano dedicato a Maia ed al figlio Ermes ovvero Mercurio.

La leggenda narra che la Madonna, sfuggita alla lotta iconoclasta, affidata al mare, dall’Oriente sia giunta al Porto di Monopoli nella notte del 16 dicembre 1117, annunciandosi invano al Vescovo Romualdo attraverso i sogni del sacrestano Mercurio, solito ad alzare un po’ il gomito. La zattera, dalla forma di un tavoliere spagnolo chiamato “almadìa”, servì a dare il nome di Madonna della Madia, ma non solo: le 33 travi di pino d’aleppo che la componevano (ancor’oggi custodite in Cattedrale nell’omonima Cappella) servirono per completare il tetto dell’allora costruenda cattedrale romanica.La Madonna della Madia, dipinta su tavola, è un’icona bizantina definita “Odegitria”: la Madonna dagli occhi grandi e misericordiosi, che sembrano guardare lo spettatore ovunque egli si trovi a contemplarla, indica la via della Salvezza ovvero il Bambino (Gesù Cristo) seduto quasi come su di un trono sul suo braccio sinistro, vestito con abiti regali essendo il Re dei Giudei e raffigurato con sembianze adulte perché consapevole della missione affidatagli: salvare l’umanità.

Il quadro originale è intronizzato sul Cappellone sopraelevato (una rara particolarità) della Basilica Cattedrale a Lei dedicata, costruita in stile barocco tra il 1742 ed il 1772 dai maestri muratori Michele Colangiuli di Acquaviva e Pietro Magarelli di Molfetta; l’unica Cappella interamente realizzata con veri marmi policromi.

L’INCORONAZIONE DELLA MADONNA DELLA MADIA

L’antichità, il culto ed i miracoli. Erano necessarie queste tre caratteristiche alle sacre immagini per vedersi riconosciuto il privilegio dell’incoronazione.

Per questo motivo, la pratica affinché l’icona bizantina raffigurante Maria SS.ma della Madia potesse ottenere questo privilegio fu inoltrata, nel 1768, al Capitolo Vaticano.

La relazione, trasmessa a Roma il 17 Dicembre 1768, fu così convincente che già il 15 Gennaio 1769 il Capitolo Vaticano deliberò la concessione delle corone d’oro, che furono realizzate successivamente dall’orafo Bartolomeo Baroni ed applicate sull’icona con una cerimonia l’8 luglio 1770.

Le due corone (attualmente custodite ed esposte nel Museo Diocesano), uguali per disegno, ma diverse per dimensioni, recano da un lato lo stemma del Capitolo di S. Pietro e dall’altro lo stemma del Conte Alessandro Sforza di Borgonovo (una biscia con un fanciullo che esce dalla sua bocca) e al centro l’iscrizione della donazione, nel 1769, delle corone da parte del capitolo di S. Pietro, come da istituzione del Conte Sforza.

A testimoniare la cerimonia di incoronazione, un’iscrizione marmorea all’ingresso sinistro della Cattedrale.